Coca-cola, Eggo, Chevrolet, Burger King sono solo alcune delle aziende i cui prodotti compaiono in Stranger Things, serie tv ambientata negli anni ’80, originaria Netlix. Questa “pubblicità alternativa” viene definita product placement. Essa è una forma di comunicazione pull, che mira a posizionare un prodotto in modo quasi naturale in una produzione cinematografica o televisiva, uno spot, un video musicale o un videogame.
La particolarità di questa tecnica comunicazionale è che essa non agisce sulla sfera emotiva in maniera invasiva, autocelebrativa o autoreferenziale. Di conseguenza il product placement risulta essere maggiormente accettato dal consumatore finale in quanto non intrusivo, ma allo stesso tempo permette all’impresa di creare le associazioni mentali che più preferisce.
Il caso Stranger Things
Eggo
Gli Eggo sono il primo pasto di Undici una volta scappata dal laboratorio. La ragazza infatti svaligia un intero supermercato pur di procurarsi quante più confezioni possibile. Anche quando poi Undici vivrà a casa del sergente continuerà a consumarli. Questa esposizione mediatica degli Eggo, ha portato i consumatori a riconsiderare gli Eggo, oramai presenti sul mercato dal 1953, in chiave moderna. Questo tipo di product placement per Kelloggs’ è stato un vantaggio, infatti come afferma Steven Cahillane, l’amministratore delegato dell’azienda:
“Ha acceso delle conversazioni. E ha spinto i consumatori a riconsiderare un marchio di vecchia data in modi nuovi e molto contemporanei.”
Coca-cola
Coca-cola è presente in tutte le stagioni di Stranger Things. La ritroviamo fin dalla prima stagione quando Undici prova i suoi poteri in laboratorio, fino alla terza stagione, quando avviene lo scontro finale nel centro commerciale con il Demogorgone.
Attraverso questa serie televisiva, Coca-cola spera nel rilancio di uno dei suoi pochi fallimenti, ossia la bevanda New Coke. Questa bibita entrò in commercio nel 1985 ma restò sugli scaffali dei negozi solo per 79 giorni, poiché i consumatori, insoddisfatti costrinsero la compagnia a rimettere in circolazione la ricetta originale.
Coca-Cola ora spera che, con la spinta nostalgica di Stranger Things, la bevanda possa avere una seconda chance. Infatti, Netflix e Coca-Cola hanno lavorato a questa promozione per diciotto mesi. La compagnia ha distribuito circa 500 mila lattine di New Coke, che possono essere acquistate online. Sono anche disponibili dei pacchetti di prodotti con design a tiratura limitata con il marchio Stranger Things.
Burger King
La catena di hamburger compare nella terza stagione ben in cinque episodi, per un totale di due minuti presente in schermo.
Sebbene Netflix abbia dichiarato che non c’era mai stato alcun intento di effettuare un vero e proprio product placement, in realtà poi, le due aziende hanno deciso di lanciare un nuovo sandwich “Upside-Down Whopper” in diverse città degli Stati uniti. Inoltre, Coca-cola è anche tornata al tradizionale packaging in carta, tipico degli anni 80. In questo caso si va quindi oltre il vero product placement, realizzando una sorta di co-branding.
https://www.youtube.com/watch?v=_dO3w4ibsEw&feature=emb_logo
Casio
Gli orologi Casio sono indossati da molti protagonisti della serie televisiva, tra cui Jim Hooper a Mike Wheeler. Pertanto, compaiono sullo schermo più di ogni altro brand. Basti pensare che nella terza stagione compaiono per circa otto minuti. Questo porta a un valore pubblicitario di quasi 883,000$ tramite il product placement.
Questi sono solo alcuni esempi di product placement che possono essere trovati nella serie televisiva di Netflix, ma ve ne sono molti altri come: l’uso di automobili, Cadillac o Chevrolet, da parte di alcuni dei protagonisti come Billy Hargrove’s.
Netflix, in ogni caso chiarisce che, nessuno dei prodotti che appare nella serie è stato pagato da terze parti, ma semplicemente ciò fa parte del racconto dei fratelli Duffer, che poggia su i consumi e sulla cultura popolare degli anni ’80 del secolo scorso. Che sia vero o meno, il product placement è sicuramente win-win strategy, in quanto garantisce da un lato visibilità alle aziende e dall’altro una strategia comunicativa pull, non invasiva per il consumatore finale, che permette delle nuove e interessati associazioni mentali.
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