A ognuno di noi sarà capitato, almeno una volta, di trascorrere intere ore a “scrollare” sullo schermo del proprio telefono, sui social o tra le piattaforme di streaming. Diciamo “cinque minuti e poi stacco” e i cinque minuti diventano dieci, venti e così via.
Perché non riusciamo a smettere di scrollare? È una questione neurologica che chiama in causa specifici meccanismi cerebrali.
Scrolling e Doomscrolling
Il termine “scrolling” si riferisce all’azione di scorrere il contenuto di una pagina su uno schermo. È usato per navigare attraverso lunghe pagine web, documenti o feed di social media. Ad esempio: quando si scorre una pagina web verso il basso per vedere più contenuti, si sta facendo “scrolling”.
Nel contesto dei social media o delle app, il termine è spesso associato alla pratica di scorrere in modo continuo attraverso post, immagini o video. Negli ultimi anni, con lo scrolling si è iniziato a identificare il fenomeno legato all’uso eccessivo e compulsivo degli schermi, quando si trascorrono ore con il telefono in mano senza nemmeno accorgersene. In questo senso, si parla di “doomscrolling”.
Il doomscrolling causa una sorta di circolo vizioso: più leggi o guardi contenuti, più continui a farlo. È un comportamento abusato che può avere effetti negativi sul benessere mentale, poiché alimenta ansia, stress e un senso di impotenza.
Come funziona lo Scrolling
Alla base dell’efficacia dello scrolling c’è la combinazione di alcune dinamiche psicologiche e tecnologiche:
- Gratificazione immediata e continua: non sai cosa troverai scorrendo ma l’idea di scoprire qualcosa di nuovo ti spinge a farlo;
- FOMO (Fear of Missing Out): se smetti di scorrere senti di perdere qualcosa;
- Autoplay dei contenuti: molte piattaforme caricano automaticamente i prossimi contenuti, senza interruzioni;
- Dopamina: il cervello è “premiato” per ogni piccolo stimolo, come una foto divertente, una notizia interessante o un meme.
Il neurobiologo Robert Sapolsky ha spiegato questo meccanismo a partire da un esperimento con un gruppo di scimmie: gli animali, dopo un segnale, dovevano eseguire un compito per poi ricevere una ricompensa.
Gli scienziati hanno scoperto che il picco di dopamina non arrivava con la premiazione ma col segnale iniziale: l’animale riconoscendo il meccanismo immagina il possibile esito positivo della sua azione. Spiega Sapolsky: «La dopamina non riguarda il piacere ma la sua anticipazione».
Possiamo paragonare il meccanismo dello scrolling a quello della slot machine: tirare la leva in attesa di un risultato positivo.
È (quasi) impossibile resistere allo Scrolling
Il meccanismo di navigazione dello scrolling è stato inventato dal designer Aza Raskin nel 2006 che voleva eliminare le interazioni aggiuntive (come il clic su “carica di più”) e creare un flusso continuo di navigazione. Da allora è stato perfezionato sfruttando principi psicologici profondi come la gratificazione intermittente, la ricerca di novità e l’assenza di una “fine” chiara. A lungo andare, questo meccanismo può diventare un comportamento difficile da interrompere proprio per la sua capacità di stimolare continuamente il cervello a cercare ricompense immediate.