Ad oggi la maggior parte delle aziende basa la costruzione della propria brand identity soprattutto sulla presenza del logo e dei simboli associati ad esso. Negli ultimi anni alcuni marchi si sono invece trovati ad applicare la strategia del debranding, ovvero la rimozione del nome dell’azienda dal logo o dal packaging di un prodotto, rendendo il suo aspetto meno aziendale e, in alcuni casi, più orientato al consumatore. Questa strategia permette alle aziende che decidono di sfruttarla di differenziarsi, attirando l’attenzione dei clienti.
Il debranding può essere suddiviso in due categorie:
- La rimozione completa del logo per una specifica campagna di marketing. Gli esempi più famosi sono quelli di Coca Cola e Nutella, che al posto del logo hanno inserito in alcune campagne una serie di nomi propri, frasi o aggettivi;
- La rimozione del nome dell’azienda dal logo. In questo caso non appare il nome del brand ma immagini o simboli che riconducano ad esso. Un celebre esempio relativo a questa strategia di debranding è quello di Starbucks, che negli anni ha rimosso il nome all’interno logo, mantenendo solo l’iconico simbolo della sirena.
Brand awareness e adattamento
Per poter attuare una strategia di debranding sono necessarie alcune caratteristiche ben precise, non tutti i brand infatti possono osare tanto. I brand devono essere in grado di essere riconosciuti dal cliente con facilità: se un marchio noto applica questa strategia ha molte più probabilità di essere identificato rispetto a un marchio minore che non ha la stessa brand awareness.
Un’altra caratteristica fondamentale per le aziende che mirano a utilizzare questa strategia è l’adattamento, ovvero la capacità di modificare il proprio logo con gradualità in base alle preferenze dei consumatori. Negli ultimi anni, ad esempio, è nata la necessità di rendere le campagne pubblicitarie più a misura di utente, dando la possibilità di personalizzare i prodotti. Il debranding di Nutella ha dato la possibilità ai consumatori di “prendere il posto” del brand, creando empatia e una maggiore identificazione con il marchio.
Altri esempi di debranding
Molti dei brand con cui abbiamo a che fare ogni giorno hanno applicato una strategia di questo tipo: ad esempio, sia Apple che Twitter nel corso del tempo hanno rimosso il proprio nome dal logo, mentre Facebook e Google hanno fatto della propria iniziale un tratto grafico distintivo. Anche Nike spesso è rappresentata solo con il famoso “swoosh”, che rende subito riconoscibile l’azienda.
Nel tempo, anche nel settore automotive sono state applicate diverse strategie di debranding: un celebre esempio è Mercedes, che negli anni ha semplificato il proprio logo fino ad arrivare alla completa rimozione del nome del brand.
I loghi privi di testo attivano l’immaginazione del consumatore grazie alla loro semplicità e immediatezza, coinvolgendolo a un livello emotivo più profondo. Per questo motivo, in alcuni casi il debranding rappresenta la naturale evoluzione delle aziende che intendono creare con i propri consumatori un rapporto di fiducia ed empatia.